mercoledì 30 ottobre 2013

LA VOLONTA'



Siamo in un mondo strano, tutti viviamo azzannandoci, come se fosse per l'ultimo pezzo di carne. Perché sei in guerra? Te lo sei mai chiesto?
Dov'è la volontà? La forza che ci permette di superare nostri bassi istinti. Tutti abbiamo degli impulsi, ciò non significa che dobbiamo seguirli tutti.
E' possibile non farlo. forse ci hanno insegnato che non si può resistere.
La volontà di guardare l'altro in faccia e non in cagnesco, di dividere il disagio con lui senza incolparlo per questo, di non dire "non entrate" a quelli che stanno cercando di entrare nella metro, che si è appena svuotata.
La volontà di superarsi, di guardare il prossimo con benevolenza, sapendo che sta nella nostra stessa barca.
Siamo dei sopravvissuti. Quando iniziamo a vivere?
Quando non ci sentiremo più in guerra ma saremo lieti di sacrificare metà del nostro spazio-aria-panino-giornale-risata-parcheggio, anche con chi ci sta vicino.
sacrificio e volontà sono parole per uomini e donne adulti, non per bambini o uomini delle caverne.
"fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza" Dante Alighieri, Inferno, Divina Commedia

mercoledì 23 ottobre 2013

IL CUORE HA UN CERVELLO?

Partiamo da un qualcosa di semplice, che tutti conosciamo: l'abbraccio!
Nell'abbraccio produciamo ossitocina, chiamato anche "ormone dell'amore".
Fino a poco tempo fa, dal 1648 in poi (quando il medico inglese William Harvey affermò che il cuore è solo una pompa di sangue), si pensava che il cuore, tanto famoso nella cultura popolare, fosse, appunto, soltanto un'organo che pompava sangue al cervello, che invece era l'organo che definiva carattere ed emozioni.
Oggi, dopo innumerevoli trapianti di cuore, (il primo avvenne nel 1967, ad opera del medico sudafricano Christian Barnard), si è cominciato a verificare un fenomeno singolare: i trapiantati si sentono cambiati, diversi, come se avessero nuovi desideri e persino nuovi pensieri. Da allora molta strada ha fatto la ricerca, si è cominciato a pensare che il cuore avesse una sua memoria. Difatti il cuore ha dei recettori per le sostanze inviate dal cervello ma invia a sua volta sostante al Sistema Nervoso Centrale, autonomamente.  Cioè, quando proviamo un'emozione prima aumenta il battito cardiaco, poi il cervello la classifica come rabbia, paura, amore ecc. solo poi!!!
Vi dirò di più, anche l'intestino possiede un suo sistema nervoso autonomo. La ricerca in ambito di memoria cellulare sta andando avanti a pieno ritmo.
Quindi dov'è la coscienza??? E' sempre più chiaro che non basta il cervello (che sicuramente è importante) a definire ciò che siamo.
Da queste letture e riflessioni, sono scaturite altre riflessioni in me (e in altri studiosi di psicosomatica):
Se l'abbraccio fa produrre l'ormone della felicità - ma non tutti gli abbracci, quelli col "cuore" appunto, sentiti da entrambi i lati - una carenza nella comunicazione corporea e affettiva nel bambino, cioè, un abbraccio non "sentito" non "richiesto" o al contrario niente abbracci quando il piccolo aveva voglia ed era pronto per questo può essere tra i fattori all'origine di una serie di patologie, tra cui un ampio DISTURBO NARCISISTICO.
Già Taylor, (psicosomatista eccelso) sosteneva che la madre o il care giver fungeva da "psico-bio-regolatore", in altre parole regolava le emozioni e la biologia del piccolo, e che i bambini precocemente istituzionalizzati arrivavano anche ad ammalarsi gravemente e morire (vedi ricerche di Spitz). Quindi narcisisti figli di narcisisti. Chi rompe la catena?
Quindi ci risiamo: nel mondo la felicità sta tutta nella "connessione". Si, perché la mamma si deve "connettere" col bambino, e viceversa, devono "sentirsi" e così gli adulti. plug: connettersi.
E come fa il nostro amico NARCISITA a connettersi con gli altri se con lui non si è, precocemente, connesso nessuno???
Beh, povero, mi viene da dire.
Avevo già notato, che la Gestalt, insieme ad un approccio corporeo Bioenergetico, ad intuito, risolvevano molto meglio alcune patologie abbastanza gravi. Il corpo, con esercizi appropriati, in un setting terapeutico giusto e con il terapeuta "connesso" può velocizzare di molto certi processi, e dare ciò che una terapia "verbale" tradizionale da sola non potrà mai dare. O forse ci vorrebbero anni e anni per arrivare ad un abbozzo di risultato che un insieme di tecniche appropriate da in poco tempo. A volte, noto dei risultati quasi immediati dopo una seduta. Certo, da rinforzare con appropriati interventi "verbali" successivi e anche lunghi, che permettono di elaborare e "fissare" il cambiamento.  A volte non si è pronti e un cambiamento troppo rapido può scioccare. In questo noi, psicoterapeuti, dobbiamo essere "connessi".
Bene, allora buona terapia, buon corpo, e buon abbraccio a tutti.
Deborah

venerdì 11 ottobre 2013

INCONTRO COSTELLAZIONI FAMILIARI

INCONTRO COSTELLAZIONI FAMILIARI A ROMA .
con le Dott.sse Deborah Trinchi e Rosa Ciniglio
data provvisoria giovedì 5 dicembre 2013
prenotarsi inserendo la mail in cima alla pagina del blog.
numero chiuso.

giovedì 10 ottobre 2013

DE-SIDERIO

DESIDERIO.
 Cosa desidero?
Dov'è il cuore dell'uomo, là è il suo tesoro. Afferma il Maestro.

Il desiderio incatena all'oggetto desiderato. Se desideriamo beni e cose ad esse saremo incatenati.

Se desideriamo qualcosa di immateriale, e più duraturo, per sua natura, ad esso saremo incatenati.

La parola desiderio , deriva da De-sidera, dal latino "desiderium",mancanza di stelle.
Difatti gli antichi astronomi, che guadagnavano denaro con l'osservazione degli altri e le susseguenti previsioni, quando c'era il cielo buio e coperto da nubi, senza luna, desideravano, perché non vedevano le amate, e fruttuose, stelle.
Quindi il desiderio nasce con la mancanza dell'oggetto amato.
E quando lo abbiamo in pugno?
Alcune persone hanno bisogno di desiderare ancora, qualcos'altro.
Perché?
Forse il desiderio non era reale, profondo, forse era un desiderio creato per coprirne altri di cui non siamo consapevoli. 
Allora la strada è scoprire ciò che desideriamo veramente. 
Meditiamo, in silenzio, ascoltiamo il respiro e chiediamo al nostro io più profondo che cosa realmente desideriamo, di cosa abbiamo bisogno, e forse scopriremo dov'è il nostro tesoro, chissà.
Speriamo in una notte stellata.



mercoledì 9 ottobre 2013

LA VISIONE DEL PRESENTE

La nostra visione del presente è creata da esperienze passate. Creiamo il presente in base a fatti avvenuti e impressi nella memoria. 
Il recupero dei ricordi, e il come essi influenzano la visione del presente è compito della terapia.
ma la terapia fa qualcosa di più, di molto più importante: crea una relazione nutriente, un nuovo passato, che influenza il nostro presente. un nuovo ricordo.
Per "nutriente" intendo buona per l'anima. Una relazione in cui c'è un contatto autentico, che è quello in cui le emozioni e i bisogni di entrambi vengono osservati e riconosciuti. E lo scambio si basa sulla verità, dei pensieri e dei bisogni. Non sull'attribuzione all'altro di pensieri e bisogni propri, come in molte relazioni disfunzionali. Poi il terapeuta mette gli "enzimi" in più per digerire ed elaborare insieme.

domenica 6 ottobre 2013

PSICOLOGIA - SALUTE E BENESSERE: SEI FELICE?

PSICOLOGIA - SALUTE E BENESSERE: SEI FELICE?: La vita scorre rapida, e spesso le persone non si fanno mai la domanda fondamentale: Sono felice?  Forse per paura, o che so, per abitudin...

martedì 1 ottobre 2013

TERAPIA: SCOPRITORE DI TALENTI

Il Terapeuta non è un creatore, non ha la pretesa di mettere dentro al paziente qualcosa che non c'è. Piuttosto è uno scopritore, o un talent scout, scopritore di talenti.
Chiunque voglia fare un percorso di psicoterapia può stare tranquillo sul fatto che nessuno, ma proprio nessuno è in grado di modificare con la bacchetta magica ciò che si è, di alterarne di contorni, la sostanza.
La relazione terapeutica, quella si che cambia, ma cambia entrambi, come tutte le relazioni. Insieme, con la fiducia e l'amore, si crea qualcosa che è di più della somma delle singole parti. Qualcosa di virtuoso, nobile, sano (così dovrebbe).
La terapia è un percorso allegro, verso la scoperta delle proprie "unicità", che stanno nascoste nell'inconscio, in parti inaccessibili, coperte da copioni appresi e da un'educazione che massifica.
Dal terapeuta non ci vanno i "matti", che idea vetusta e fuori moda! Ci va chi ha voglia di essere ancora più speciale, unico e consapevole. E più felice. Si, questo è l'obiettivo.
Per lo meno, a me piace lavorare così, e se non mi diverto cambio lavoro.
Il Terapeuta si può fare solo se vedi la gioia e la voglia di scoprire, al di là delle singole sofferenze, del dolore temporaneo, della nevrosi.
Questo è il modo di fare terapia mio e di tanti altri, e la GESTALT è uno stupendo strumento, insieme alla Bioenergetica, all'
Analisi Posturale, alla Teoria dei Sistemi e alla Psicosomatica, e a tante altre cose che ci sono dentro ognuno di noi, che ogni singolo paziente ci fa uscire fuori. Difatti si apprende da loro più di quanto essi stessi non sospettino. Ringrazio per 12 anni, festeggiati quest'anno, di Psicoterapia.
(Ringrazio pure la mia cara terapeuta storica, Bianca).


IL NARCISISMO SOCIALE


Vi è mai capitato di conversare con qualcuno, magari un amico, un conoscente o anche un estraneo, e provare una sensazione vaga di fastidio o di sconforto? Chiaramente si.
O magari, uscire con gli amici e passare una serata in cui si ha la percezione che tutti si siano parlati addosso e che non c'è stata una vera comunicazione? Certo che si. Non so se vi siete soffermati a riflettere sui motivi. Per farlo bisogna osservare più attentamente quello che succede.
Immaginiamo una situazione in cui tu parli e l'interlocutore ti interrompe, per dire qualcosa di suo interesse, che c'entra poco o niente con l'argomento della conversazione. Oppure, all'inverso, che l'altro parla, e tu non vedi l'ora che smetta per dire ciò che hai in mente. Non sto parlando di quelle persone logorroiche e auto-riferite in modo assolutamente evidente.
Sto parlando di qualcosa di molto più sottile, una sorta di "sfasamento" nella comunicazione tra due persone "normalissime", o in un gruppo.
Perché succede?
L'essere completamente concentrati verso i propri pensieri e bisogni, è una forma di narcisismo, talmente diffusa che ho chiamato "sociale".
Questo fenomeno di "ripiegamento verso sé stessi" porta a non entrare realmente in relazione con l'ambiente sia esso un albero, il cielo, una cioccolata calda, oppure il viso, il gesticolare o le parole del nostro interlocutore. Quest'urgenza di affermare sé stessi e i propri bisogni crea uno sfasamento nella relazione e una sensazione di vuoto quando torniamo a casa. Siamo stati in compagnia ma ci sentiamo soli. La solitudine cresce e ci ripiega ancor di più in noi stessi.
Senza addentrami nelle cause di questo
vorrei dare un piccolo consiglio: " sei di fretta? Rallenta!"
Me lo disse un medico omeopata tanti anni fa, e funziona! Rallenta, guarda chi ti sta parlando, concentrati completamente su di lui, sul suo viso, sulle sue mani, su quello che sta dicendo. Scoprirai che la comunicazione ci sarà, che tornerai a casa con un senso di pienezza e non di vuoto.
Per farlo devi uscire da te e dai tuoi pensieri assillanti.
ABDICA, per un po'. Spingiti oltre, fallo mentre lavi i piatti, entra in contatto con l'acqua, il sapone sulla pelle, esci da te, lascia che la tua mente cosciente sia presa totalmente al momento.
Il qui ed ora è pieno, il contatto riempie.