venerdì 10 ottobre 2014

SPECCHIO SPECCHIO DELLE MIE BRAME (da lezione AICI riassunto di Loredana Rubiu e Nadia Cacciamani)

 L'INVIDIA

Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?” – “Bella, tu sei bella mia regina, ma al mondo una fanciulla c’è ... ahimé assai più bella di te!”. L’invidia è un sentimento che divora chi lo nutre, maschi e femmine, in questo caso sappiamo tutti come finisce per la regina. Ma l’invidia ha due facce: sta a noi decidere quale guardare.
Secondo Karl Abraham, allievo di Freud, "L'invidioso non mostra soltanto di desiderare quel che l'altro possiede, ma unisce a questo desiderio impulsi di odio contro il privilegiato". (V. Abraham, 1923)
Dal latino in-videre, guardare contro, guardare con ostilità, nella nostra lingua il significato del termine vive nel risentimento che si prova per la felicità, il benessere e il successo altrui, sia che ci si consideri ingiustamente esclusi da tali beni, sia che, già possedendoli, se ne pretenda il godimento esclusivo.
Spesso l'invidia è confusa con la gelosia, l'avidità e il rancore, ma è un'emozione ben precisa. La prova la persona che desidera possedere ciò che altri hanno e che ritiene per un complesso di fattori di non poter avere.
L’invidia è uno dei sette vizi capitali, direttamente contrapposto alla virtù della carità. L’invidia nasce dalla relazione, dal confronto con l’altro, una dinamica sociale importante, poiché è tramite l’altro che affermiamo noi stessi. Prima di poter desiderare qualcosa che non abbiamo dobbiamo poterla vedere, è l’altro che fa nascere in noi il desiderio.
Dopo esserci confrontati nasce la consapevolezza della nostra mancanza, ed è da questa constatazione che possono scaturire sentimenti negativi verso sé e verso gli altri: senso di inferiorità, inadeguatezza, frustrazione, impotenza, odio e rabbia per la grandezza dell’altro che ci schiaccia. E in questo momento non vediamo più le nostre risorse, le nostre potenzialità, le nostre possibilità, ma si pensa solo a svalutare l’altro per impedire la caduta del proprio valore.

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