Mentre lo guardavo ho provato quel solito orrore che sento davanti alla tortura, come l'avessi provata sulla mia stessa pelle. Poi c'era anche un'altra emozione, oltre allo sdegno e alla rabbia: la vergogna. Mi vergognavo per loro. Per le vittime umiliate, ma anche per gli aguzzini. Mi chiedevo che cosa può spingere l'essere umano a compiere atti così brutali contro un'altro essere umano, contravvenendo al normale istinto di empatia, innato.
Frustrazione? Paura? Forse l'immensa rabbia che viene dall'idea di sentirsi miseri e oscuri di fronte al mondo? O solo crudeltà? Quest'ultima mi sembra troppo semplicistica. Lentamente la mia vergogna si è tramutata in qualcos'altro: compassione, non solo per le vittime come era all'inizio, ma per i carnefici. Queste persone quando sono in strada non vedono il sole, o meglio, lo vedono, ma non riescono a scorgerne la bellezza, a sentirne realmente il calore. Queste persone sono talmente schiave e vittime della violenza che praticano che non possono apprezzare la bellezza, la bontà, la poesia, l'amore. Praticamente queste persone non vivono, sono zombie che camminano, sono già morte. Dei vivi che uccidono, che sono essi stessi già morti. Che paradosso. Se non fosse agghiacciante mi verrebbe da sorridere. Quest'ultima sensazione mi ha portato a desiderare e chiedere, ardentemente e ferocemente un mondo migliore dove non esistano queste persone. La cattiveria è una malattia, gravissima. Ha il potere di togliere la vita a chi la prova, di trasformare in zombie.
La cattiveria è una malattia dell'anima.
Ma forse il mondo non ha dimenticato ancora, forse c'è speranza di imparare dall'esperienza, che quello che si fa, torna.
p.s.Tutti i 5 fuggiaschi sono vivi e hanno testimoniato nel 1985 al processo contro I Militari e la Polizia Segreta. Sono passati pochissimi anni da allora.
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