domenica 24 novembre 2013

5 dicembre. prenota ora

COSTELLAZIONI FAMILIARI
GIOVEDÌ 5 DICEMBRE h. 17:00-20:00
via Bartolomeo Ammannati, 4 – Parioli – Roma
prenota il tuo posto

deborahtrinchi.psicologia@hotmail.com



SEI SICURO CHE STAI SCEGLIENDO LA TUA VITA?

Spesso la nostra vita viene condizionata da emozioni e destini non realmente nostri ma che scaturiscono da nodi irrisolti della propria famiglia di origine, a volte sepolti da generazioni, ma che hanno il potere di condizionare le nostre scelte
Le costellazioni familiari ti permettono di sciogliere questi nodi, di svelare e sfatare miti, segreti e mandati e riappropriarti della tua vita per perseguire e realizzare i tuoi obiettivi.


Il gruppo sarà condotto da due Psicologhe e Psicoterapeute


Dott.ssa Rosa Ciniglio - Dott.ssa Deborah Trinchi –

A numero chiuso.

Per prenotazioni telefonare a 377.2534036 339.3495068

mercoledì 13 novembre 2013

LE LACRIME

Le lacrime non sono segno di debolezza, ma di forza. Sono messaggeri di un amore e di un dolore non esprimibili a parole.
Le lacrime sono vittoria e non c'è vergogna in una vittoria degna.
Le lacrime sono verità. E la verità è bella anche quando è brutta; la verità dei bambini e dei pazzi. La verità ci da la sensazione di esistere.
La verità con noi stessi o gridata al mondo, non fa niente. E' colei che ci traghetta su un'altra riva, quella della vita vissuta, che trascina via la sensazione di vuoto e di morte.
Non possiamo avere paura di ciò che ci rende umani e vivi.

Si alle lacrime di gioia, d'amore, di perdono, di pentimento, di rabbia.

"Se non ridiventerete come bambini non entrerete nel regno di Dio"

venerdì 8 novembre 2013

LA CRUDELTA' - Desaparecidos -

Stasera mi sento profondamente scossa, dopo aver visto il film "Cronaca di una fuga" di Israle Adriàn Caetano, del 2006, tratto dal libro Paese libre, fuga de la Mansion  Seré, di uno dei sopravvissuti alla fuga dalla Mansion Seré, Claudio Tamburini. Era la casa dove venivano sequestrati, torturati e poi fatti scomparire i "presunti" dissidenti argentini, dal 1976 al 1978, i desaparecidos.
Mentre lo guardavo ho provato quel solito orrore che sento davanti alla tortura, come l'avessi provata sulla mia stessa pelle. Poi c'era anche un'altra emozione, oltre allo sdegno e alla rabbia: la vergogna. Mi vergognavo per loro. Per le vittime umiliate, ma anche per gli aguzzini. Mi chiedevo che cosa può spingere l'essere umano a compiere atti così brutali contro un'altro essere umano, contravvenendo al normale istinto di empatia, innato.
Frustrazione? Paura? Forse l'immensa rabbia che viene dall'idea di sentirsi miseri e oscuri di fronte al mondo? O solo crudeltà? Quest'ultima mi sembra troppo semplicistica. Lentamente la mia vergogna si è tramutata in qualcos'altro: compassione, non solo per le vittime come era all'inizio, ma per i carnefici. Queste persone quando sono in strada non vedono il sole, o meglio, lo vedono, ma non riescono a scorgerne la bellezza, a sentirne realmente il calore. Queste persone sono talmente schiave e vittime della violenza che praticano che non possono apprezzare la bellezza, la bontà, la poesia, l'amore. Praticamente queste persone non vivono, sono zombie che camminano, sono già morte. Dei vivi che uccidono, che sono essi stessi già morti. Che paradosso. Se non fosse agghiacciante mi verrebbe da sorridere. Quest'ultima sensazione mi ha portato a desiderare e chiedere, ardentemente e ferocemente un mondo migliore dove non esistano queste persone. La cattiveria è una malattia, gravissima. Ha il potere di togliere la vita a chi la prova, di trasformare in zombie.
La cattiveria è una malattia dell'anima.
Ma forse il mondo non ha dimenticato ancora, forse c'è speranza di imparare dall'esperienza, che quello che si fa, torna.
p.s.Tutti i 5 fuggiaschi sono vivi e hanno testimoniato nel 1985 al processo contro I Militari e la Polizia Segreta. Sono passati pochissimi anni da allora.

domenica 3 novembre 2013

IL COPIONE

Facciamo le stesse cose, viviamo e ad un certo punto ci rendiamo conto che seguiamo uno schema, inconsapevole, e terribilmente uguale. Ci imbattiamo nelle stesse circostanze, incontriamo lo stesso tipo di persone. Ad un certo punto, ci fermiamo a guardare e ci accorgiamo che, senza saperlo, abbiamo sempre seguito un copione. Perché?
Freud la chiamava coazione a ripetere. Un meccanismo, inconscio, che ci costringe a girare la stessa scena più e più volte....senza quasi varianti, La ripetiamo con il disperato tentativo di cambiare qualcosa, di controllare quello che ci è successo, il modello che ci hanno insegnato, o quel copione che qualcun altro ha girato con noi.
Ora fermati un attimo, guarda indietro, e percepisci qual'è il tuo.
Sarà il primo passo per tirar fuori dal cassetto dell'inconsapevolezza quello che ti spinge a fare qualcosa di cui nemmeno ti rendi conto.
Siamo delle scatole cinesi, una dentro l'altra, sempre più dentro. E quando crediamo di conoscerci ci ritroviamo dentro un'altra scatola.
Abbiamo scelta? Certo. Con pazienza possiamo aprirle tutte o quasi. Se non ce la facciamo da soli non esitiamo e intraprendere un percorso terapeutico conoscitivo. No, non sto tirando l'acqua al mio mulino, lo penso davvero. Essere più felici e poter scegliere, è meglio!